giovedì 2 febbraio 2012

A sostegno dei fratelli greci, vittime delle tecnocrazia

Davanti a una mensa dei poveri. Tessalonica, settembre 2011.
La cronaca delle ultime settimane riporta notizie terribili provenienti dalla Grecia: aumentano i casi di abbandono di minori negli asili, nelle scuole e nelle chiese, extrema ratio di famiglie disperate, impoverite al punto di non poter garantire né un presente né tanto meno un futuro ai propri figli.
 Viene in mente, leggendo queste storie, il tempo lontano in cui i trovatelli e i figli di ragazze-madri venivano abbandonati davanti ai portoni delle chiese e dei conventi; nell'Italia meridionale questa triste usanza, molto radicata nei secoli passati, ha portato all'origine dei cognomi Esposto ed Esposito. Nell'Europa del "patto sociale", travolta dalla crisi della finanza cannibale, questo dramma indicibile sta tornando a galla, con tutto il suo carico di sofferenza e disperazione.
Sul sito www.camminandoscalzi.it si legge un articolo, a firma Giovanni Paci, in cui è riportata la testimonianza angosciante di una donna che ha dovuto abbandonare la propria figlioletta all'asilo, costretta dall'incapacità di poterle garantire una vita dignitosa. “Anna, la mamma non ti verrà a prendere stasera. Non ho più soldi. Scusa. La tua mamma”.
Questa frase non identifica un caso isolato ma, sempre più, l'attualità in un Paese che, dall'avvento del tecnocrate Papademos, è uscito dalle prime pagine dei network e delle testate mainstream, con una rapidità che lascia quanto meno perplessi, se si pensa alla frequenza con la quale i nostri probi cronisti ci riportavano le notizie di scioperi, manifestazioni e agitazioni varie nel corso dell'amministrazione Papandreou, "trombato" dopo aver osato annunciare la proposta di un referendum popolare sul piano di salvataggio (sic!) di UE e FMI
La verità, oscurata dai media mainstream, è che i nostri fratelli greci stanno letteralmente morendo di fame: un greco su quattro vive sotto la soglia di povertà, secondo un rilievo del dicembre 2011 dell'Istituto Nazionale di Statistica Elstat.
Ad Atene, secondo la direttrice del brefotrofio locale Maria Iliopoulou, il numero di chi fruisce delle mense allestite dalla Chiesa ortodossa è aumentato durante l'autunno di ventimila unità.
E sono stati registrati anche ben 200 casi di denutrizione infantile - impensabile in un Paese del "primo mondo" - per l'impossibilità dei genitori di sfamare i propri bimbi.
Tutto questo mentre gli europei, ipnotizzati dagli incantatori di serpenti della finanza e dei media mainstream, plaudono convinti alle politiche di austerità imposte dalla troika UE-FMI e biasimano il popolo greco delle "cicale", dei "cattivi risparmiatori e pessimi investitori", come se fosse una responsabilità di Anna, o degli ospiti del brefotrofio, o dei neonati denutriti, il collasso di un sistema assurdo basato sull'irrazionalità dell'accumulazione infinita di debito, sulla sua manipolazione artificiale, fittizia, che colpisce ora gli anelli più deboli della catena ma che è destinato a propagarsi anche nei nuclei del sistema, nei suoi gangli principali.
Ci hanno insegnato che l'ideologia è morta, che oggi governano la tecnica, la ragione, la scienza.
Non è vero niente: siamo nelle mani di un'ideologia terribile, molto più raffinata di quelle novecentesche, che si chiama Neoliberismo. I Monti, i Papademos, le Merkel e gli Obama sono i terminali "popolari" di un sistema governato a livelli più alti, dagli uffici dei palazzi d'acciaio e vetro di New York, della City di Londra e di tutte le altre "capitali" dei diversi capitalismi che formano l'architettura globale neoliberale. L'ideologia che si traveste da governo tecnico e imparziale: un po' come il Diavolo che, nel famoso detto, ha convinto gli esseri umani della sua inesistenza per raggirarli meglio.  Intanto, per sostenere indefinitamente il sistema del debito e dell'irrazionale "crescita infinita", impossibile in un mondo dalle risorse finite, i nostri fratelli greci muoiono di fame e abbandonano, disperati, i loro figli. E noi, ciechi, applaudiamo i loro aguzzini, che presto, se non reagiremo, saranno anche i nostri.
 Prima capiremo, tutti, di vivere in un sistema fondamentalista, prima riusciremo a svegliarci e a liberarcene, per costruire una società nuova basata sui valori reali, concreti, tanto dell'economia quanto dei rapporti umani.
Una società dove la politica vera, la democrazia vera, diretta, vicina al popolo e alle sue esigenze reali, capace di ascoltare e di decidere per la difesa del bene comune, abbia il sopravvento sul governo della deriva tecnofinanziaria e della sua fondamentale irrazionalità disumana.

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